Adesso la Juventus gioca a calcio, prima no: Thiago Motta chiedeva 3 anni, a Tudor sono bastate 3 partite

Con grande rispetto per Baschirotto-goal e il Lecce che negli ultimi minuti ha sperato addirittura di agguantare il pareggio, la partita ha avuto ben altro significato rispetto al risultato: 2-1 con patemi sparsi poco prima e poco dopo il 90°.

Thiago Motta chiedeva tre anni per far vedere il suo progetto, a Tudor sono bastate tre partite per realizzarlo: adesso la Juventus gioca a calcio, prima no. L’impressione è questa, anche se ad un commento così positivo va aggiunta la classica precauzione: il Lecce non è esattamente il Real Madrid dei tempi d’oro, per intendersi. Ma nemmeno l’Empoli lo era, per esempio, in quella notte buia di Coppa Italia in cui l’ex allenatore aveva detto che tutti (soprattutto i giocatori) si dovevano vergognare.

Nessuna vergogna, oggi che la Juve ha ritrovato gioco e risultati mai visti in questa stagione. L’impressione è collettiva, ma anche affidata ai singoli. Di Gregorio reattivo un attimo (nel primo tempo prima su Krstovic e poi su Gallo) e quasi inattivo il resto della partita, a parte un paio di brividi al tramonto della sfida. Nel trio difensivo Kalulu scatena vivacità, Veiga offre leadership e Kelly si aggiusta come può. A centrocampo, sulla fascia di competenza (la destra), Nico Gonzalez è la bellissima copia di se stesso anziché l’imbarazzante confusionario di poche partite fa. In mezzo Locatelli regista agile e Thuram partner potente. A sinistra McKennie brilla per generosità.

In avanti Vlahovic propone una magnifica prova di forza e altruismo, perché combatte per se stesso ma si batte anche per gli altri: doppio like per gli assist dei primi due gol. Koopmeiners si sblocca dopo due minuti  si rasserena finché resta in campo. Yildiz è piacevolissimo da vedere e concreto da applaudire. Restituito al ruolo più adatto, fantasista di sinistra, regala al pubblico il momento più emozionante della serata: il gol del 2-0, all’apice di un’azione veloce e precisa, cioè mai vista in epoca recente.

C’è una statistica, mostrata da Dazn al termine del primo tempo, che esalta la Juve attuale e imbarazza quella di poche settimane fa: 18 tiri verso la porta leccese in appena 45 minuti. Per farne così tanti, a Thiago Motta servivano almeno tre partite intere. Poco più di venti allenamenti sono invece bastati a Tudor per far ammirare una Juventus che in otto mesi “mottiani” non si era mai vista. Squadra sveglia, grintosa, verticale, con i giocatori nei loro ruoli e una formazione-tipo. Nessuna invenzione cerebrale, tanta efficace semplicità: firmato Igor Tudor, per una notte al 3° posto in classifica.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *